Pane quanto basta [Gv 6,7], Padre quanto basta [Gv 14,8]. Questo è Filippo: un discepolo bravo quanto basta. Ma basta davvero? Perché c’è, sotto sotto, un’umiltà umiliante, cattiva consigliera, che misura la vita sulla sufficienza del necessario, senza mai sbilanciarsi sulla traboccanza del gratuito. Questo ci basta davvero: ciò che è ben oltre la nostra portata. Solo qui, nell’euforico spreco di un dono immeritabile, si può sperimentare l’ebbrezza di chi non solo è riempito ora, ma è sazio per sempre. Perché ad un vigneto basta la giusta esposizione al Sole, ma ha un gusto unico il colore del suo frutto al chiarore (inutile) della luna. La vita piena non basta, bensì trabocca.
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+ Vangelo di San Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta [Κύριε, δεῖξον ἡμῖν τὸν πατέρα, καὶ ἀρκεῖ ἡμῖν]». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
[Gv 14,7-14]